Lancio con il propulsore   

Prima vera arma da getto, il propulsore, è certamente testimoniato nell'ultimo Paleolitico Superiore, con il ritrovamenti in Francia risalenti al periodo Solutreano (21.000 - 18.000 anni fa) ma essi potrebbero essere stati usati anche molto prima. Il cambiamento morfologico delle punte delle zagaglie tra il Paleolitico Medio e quello Superiore indica una evoluzione nella tecnologia costruttiva e quindi noi oggi non possiamo escludere un uso di queste armi anche in periodi precedenti.

Il propulsore in osso può conservarsi nel tempo più di uno in legno e quindi siamo portati a trarre delle considerazioni affrettate e quindi errate. Nel periodo Maddaleniano tra 18.000 e 10.000 anni fa si rinvengono molti più propulsori perché l'uso dell'osso risulta più diffuso ma ciò non ci comunica con certezza un incremento dell'uso dell'arma e soprattutto non può escludere la possibilità della sua inesistenza nel periodo precedente.

Con l'utilizzo del propulsore il nostro antenato aumenta l’efficacia della zagaglia  con la spinta di uno strumento che gli permette di scagliarla almeno tre volte più lontano fino a raggiungere quasi la distanza di 100 m. Il propulsore è generalmente un sottile bastone di legno o osso lungo circa quanto un braccio con un gancio o un incavo ad una delle estremità per fissarvi l’asta della zagaglia. Tale artificio permette di aumentare la potenza di lancio allungando la leva del braccio del tiratore e anche di sfruttare maggiormente i muscoli del polso.

 

Vista la sua importanza, questo utensile è stato rinvenuto spesso decorato con incisioni a forma di animali, nel corredo delle tombe maschili. Va tuttavia osservato che con l’utilizzo del propulsore il lancio risulta impreciso, la spinta irregolare e non controllata. Alcuni archeologi sperimentatori ritengono che esso venga probabilmente adoperato per lanciare fiocine e arpioni lungo i fiumi, come poi riscontrato in alcune popolazioni primitive contemporanee che vivono ancora prevalentemente di caccia.

 

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